Onicotecnica Non Significa Psicologa

perché è importante scindere la sfera lavorativa da quella personale
Spesso veniamo definite delle psicologhe, delle psicoterapeute che hanno l’obbligo non solo di svolgere i trattamenti al meglio ma anche di ascoltare tutto ciò che una cliente ci racconta.
Ma come influisce questo genere di atteggiamento sulla nostra vita?
Forse la soluzione migliore sarebbe quella di trovare un equilibrio tra la vita privata e il nostro lavoro, riuscire ad avere tempi e spazi separati da una barriera invisibile ma necessaria. Altrimenti ci si ritrova sopraffatte, stanche e demotivate…
L’altro giorno mi è capitato di leggere un post su un gruppo Facebook di colleghe. Questo sfogo mi ha fatto molto riflettere perché riguardava nel dettaglio la difficoltà nel gestire una situazione molto dolorosa davanti alle clienti.
Il soggetto in questione in seguito ad un lutto familiare inizia ad essere più distaccato con le sue clienti perché indubbiamente dopo una situazione grave del genere le frivolezze, i pettegolezzi e i problemini stupidi delle donne che ha di fronte gli sembrano veramente nulla in confronto a ciò che ha dovuto passare.
Inizia a cambiare atteggiamento diventando più freddo, spegnendo il cervello e staccandosi da situazioni come quella e ovviamente le clienti alle quali aveva dato quel genere di confidenza, alle quali era stata data l’occasione di commentare e giudicare la propria vita si accorgono di questo cambio e non accettano di punto in bianco questo atteggiamento.
Il punto è: è la scelta migliore cambiare comportamento in questo modo?
Se indubbiamente in situazioni di questo tipo è quasi normale da parte nostra comportarci così dall’altro lato una cliente non si spiega questo cambio improvviso di atteggiamento.
Ecco perché è così importante saper gestire la sfera personale e la sfera lavorativa vedendole come due rette che non devono mai incrociarsi.
Ovviamente nel caso di esperienze dure come un lutto non è sempre fattibile ma dobbiamo ricordare che la cliente rimane sempre una cliente. Non è una persona con la quale confidarsi, non è dovuta a comprendere il nostro dolore o una nostra giornata negativa, non è un’amica.
Deve sempre rimanere una cliente: se si permette agiatezze, pregiudizi o comportamenti scorretti siamo noi operatrici che evidentemente lo abbiamo permesso.
La cliente che ci racconta del figlio con la febbre, l’altra del marito che perde il lavoro, l’altra ancora dell’amica con la quale ha litigato… lei ha il diritto di raccontarci ciò che più le piace ma noi non possiamo assorbire tutto come una spugna arrivando a casa con il cervello in pappa senza le energie necessarie per vivere in maniera felice.
Aspettarsi comprensione è un grande errore di valutazione che non bisogna commettere se non si vuole rimanere grandemente deluse. Un comportamento del genere non va mai bene e ci porta al malessere, all’ansia e alla tristezza.
La pianificazione in questo senso è essenziale e la rivedremo meglio nel prossimo articolo.
Adesso vorrei lasciarti con una considerazione molto importante: anche la migliore onicotecnica del mondo potrebbe essere sopraffatta dalle problematiche lavorative e dalle conseguenze disastrose del portarle anche a casa e viceversa.
Questo accade perché in genere nessuno parla di quanto questi accorgimenti siano dei veri e propri salvavita. Nessun corso e nessuna trainer affronterà mai questi argomenti perché nei corsi tradizionali ciò che conta è la formazione tecnica e ancora di più la rivendita del prodotto o dei corsi successivi. Poco importa se poi si effettuano trattamenti ottimi ma le clienti sono ingestibili. Poco importa se compri tutta la gamma di prodotti ma poi non hai la motivazione per usarli viste le richieste di clienti indisciplinate e inconsapevoli.
E qui casca l’asino.
Per questo motivo ho deciso che non potevo andare avanti in questo giochino, perché vedevo che per quanto fossi in gamba nel mio lavoro tecnico non riuscivo comunque ad essere appagata di ciò che facevo e arrivavo a casa sfatta e demotivata.
E’ importante che ogni onicotecnica impari l’arte più importante di tutte: ‘la gestione delle relazioni’ e che sia in grado di scegliere e lavorare in autonomia.
Questo è un mantra che mi ripeto ogni giorno quando le mie colleghe mi chiedono consigli su come migliorare la relazione con le proprie clienti nel lavoro di tutti i giorni.
Questo è quello che mi sono detta quando ho deciso di diventare libera da un brand, una trainer o un metodo preciso.
Perché la formazione tecnica per quanto necessaria non può sostituire il rapporto umano e questo rapporto va coltivato, gestito e controllato per evitare poi di entrare in crisi dinanzi all’ennesima scenata di una cliente che non siamo riuscite ad educare.
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A presto Guerriera.
Consuelo