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Vergari Consuelo

Quando ho scoperto questo lavoro, mi sono sentita per la prima volta felice di poter aiutare altre donne a sentirsi bene e belle grazie alle loro mani.

Come se fossi nata per fare questo mestiere io mi sentivo a mio agio, il fatto di poterlo fare secondo le mie regole poi era un qualcosa di impagabile.

Non avere più paletti, scegliere liberamente cosa era giusto per me in quel momento, essere libera dagli schemi che ogni azienda mi aveva imposto fino a quel momento… che sensazione di libertà…
Diventare insegnante mi ha dato l’opportunità unica di divulgare ciò che avevo imparato aiutando tante colleghe che, come me, avevano il mio stesso sogno: diventare Onicotecniche.
Il perché una persona si ritrovi da adulta a svolgere una certa professione è difficile da spiegare. Perché uno o mille eventi possono influire su questa scelta.
Credo che il motivo primario per cui abbia deciso di fare l’Onicotecnica è perché lo avevo nel sangue sin da bambina.
Ricordo ancora quando torturavo il mio Lillo, un volpino recuperato per strada a cui applicavo i miei smalti preferiti, ma ancora di più ricordo le parole di mia nonna che mi racconta sempre quando sin da piccolissima le chiedevo di poterle fare mani e piedi.
Così preparavamo la bacinella dell’acqua che a stenti trascinavo perché più pesante di me e mi dilettavo nel fare ciò che nessuno mi aveva mai insegnato.
Sicuramente all’epoca la figura dell’onicotecnica non esisteva.

Ma andando indietro nei ricordi è vivida la storia di mia nonna, giovane e bellissima donna scappata da ragazzina dalla Sardegna per trovare fortuna a Roma nel periodo post guerra dove la voglia di stare e sentirsi bene era necessaria…

Si ritrovò a fare la Manicurista in uno dei saloni di acconciature più importanti di Roma. Serviva le mogli dei registi, le donne più abbienti e a quanto pare era davvero brava nel suo lavoro.

Immagino di aver ereditato da lei questa passione, me l’ha trasmessa nel sangue…

I momenti nei quali mi prendevo cura delle sue mani stendendole lo smalto stretto come piaceva a lei erano momenti di puro amore, momenti nei quali ero totalmente assorta e concentrata per vedere poi il suo volto compiaciuto per il lavoro appena svolto.

Ci sono stati tanti di quei momenti, io sono cresciuta con mia nonna, perché la mia famiglia decise di separarsi quando avevo solo 6 anni e mia mamma non essendo indipendente economicamente dovette tornare in casa della sua famiglia d’origine.

Mia nonna, mia madre e mio zio erano il mio nucleo familiare.

All’epoca andava bene, volevo solo vedere mia mamma felice e non sentire più urla e litigi, ma ho sempre osservato la fatica di mia nonna nel mandare avanti la baracca, una madre troppo spesso assente che cercava la sua sicurezza nell’altro sesso e i conti che quasi mai quadravano.

Sicuramente pochi ricordi in cui si stava tutti insieme felici e appagati, pochi ricordi in cui una ragazzina spensierata si godeva l’adolescenza.

Momenti indelebili che mi hanno portata a 15 anni ad abbandonare gli studi e cercarmi un lavoro.

Assaporato il sapore dell’indipendenza non tornai più indietro e una volta scoperto questo potere a 17 anni andai via di casa.

Ero una ragazzina estremamente arrabbiata e decisa ad andare contro tutto e tutti pur di prendermi ciò che fino a quel momento mi era stato negato.

Avevo dei problemi con il rispettare le regole che mi venivano imposte. Ero una dipendente e avrei dovuto acconsentire a ciò che mi veniva imposto ma ogni volta che sentivo un’imposizione che secondo me era ingiusta scattavo come una molla e mi licenziavo in tronco.
Non erano tanto le regole in problema, ero consapevole della loro importanza… era più la sottomissione che non mi piaceva, l’idea che degli estranei avessero potere su di me.
A riprova di questo ho cambiato decine di lavori… barista, commessa, operaia, parrucchiera… nessuno mi soddisfaceva, nessuno mi gratificava, erano solo un mezzo per essere indipendente.

Crescendo ho capito che volevo sì essere autonoma, ma volevo anche farlo alle mie regole, essendo totalmente padrona di me stessa e libera di decidere per me.

Volevo molto di più, volevo essere libera in tutti i sensi a costo di affrontare le difficoltà di avviare un’attività in proprio senza esperienza, non poteva essere più difficile di quello che avevo già affrontato, volevo essere la donna indipendente che mia madre non era stata e non volevo fare fatica a mettere insieme il pranzo con la cena come mia nonna aveva fatto per anni.

A 24 anni decisi di aprire il mio Nail center dopo aver effettuato vari corsi e aver lavorato in un paio di altri centri.

Io e la mia socia ci battemmo per ottenere i finanziamenti che ci servivano e alla fine ecco che Nail lab prese vita.

 

Diventai trainer per le aziende Nail più importanti su territorio internazionale e decisi che era il momento di creare un corso di formazione tutto mio.
Obiettivo Onicotecnica nacque come corso tecnico in cui per aiutare tutte le mie colleghe a capire come svoltare.
Io avevo studiato molto per raggiungere le conoscenze che avevo e non vedevo l’ora di divulgarle.
Mi ero fatta il mazzo e in più ero a conoscenza di tutte le falle delle aziende del settore.
Non fu semplice andare contro tutti quei principi e soprattutto fu molto difficile farli capire a tutte quelle ragazze che vedevano nelle aziende del settore l’unica àncora di salvezza.

Ma qualcosa mancava all’appello, e la riprova era il fatto che la mia attività non andava bene come desideravo.

La mia socia decise di non far parte più delle squadra, ero sola, con due figli, un salone da gestire ed un’idea enorme da sfruttare…

Tornavo a casa distrutta la sera, le mie clienti mi davano filo da torcere e ogni giorno c’era una nuova discussione, un nuovo problema…

Ero così stressata che cacciavo via le mie clienti urlandogli contro mentre piangevo disperata…

Dovevo cambiare qualcosa e dovevo farlo subito altrimenti Nail lab avrebbe chiuso.

Mi rimisi a studiare e capii che ciò che mi mancava era il saper gestire al meglio le mie clienti, saper gestire i loro ritardi, sapermi organizzare e scindere la vita privata da quella professionale.

Dovevo essere non perfetta ma unica nel mio lavoro arrivando ad essere percepita come una professionista e quindi farmi pagare per ciò che reputavo corretto.

Loro dovevano fidarsi di me, innescare un passaparola positivo e generare automaticamente nuove clienti.

Da questa scoperta tutto prese nuovamente vita.

Dovevo migliorare le relazioni, dovevo puntare gli occhi su me stessa e non più solo sulla tecnica perché quella potevano apprenderla tutte.

Insomma, raggiungere davvero i propri obiettivi non era una cosa da tutte…

Obiettivo si modificò su questo fronte, non era più un corso tecnico ma un corso nel quale lo scopo era dominare questa professione.

Le mie clienti diventarono sempre migliori perché avevo imparato come gestirle e come offrire loro qualcosa di unico che nessun altro faceva.

Ero diventata una donna e una professionista migliore.

Le mie studentesse prima in difficoltà decisero di affidarsi nuovamente alla mia sapienza e capire come poteva essere possibile lavorare senza essere stressate, arrabbiate e in difficoltà, come essere percepite delle leader e non più solo come delle semplici esecutrici.

Questa sensazione di gratitudine stampata sul volto delle mie colleghe e ancora di più sul volto delle mie clienti è la benzina che mi permette di andare avanti in questo ma importante progetto.

Essere autonome, indipendenti e delle vere guerriere è il mio Obiettivo, elevare questa professione e non essere più l’ultima ruota del carro, ma delle professioniste in grado di consigliare, eseguire un trattamento e far vivere un’esperienza unica alle proprie clienti.

Tutto questo fa parte di Obiettivo Onicotecnica.

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This is my first time to consult in this hospital and I’m lucky I got a perfect doctor who takes care of me since day one of my consultation, until the day of my surgery.
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